Il Rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane del 2021 evidenzia come le “competenze degli amministratori in materia di sostenibilità e digitalizzazione” costituiscano “un tema di particolare interesse alla luce delle profonde evoluzioni strutturali in atto e degli effetti che ne discendono per l’attività di impresa”.

Il quadro che ne esce, in punto sostenibilità, è estremamente interessante.

Intanto, i sistemi di governance continuano a vedere una netta prevalenza del modello di governo tradizionale, con consigli di amministrazione, stabilmente composti da circa dieci membri e con alcuni mutamenti, rispetto al passato, quanto alla presenza di consiglieri indipendenti e di minoranza. In media, due amministratori in ciascun board titolari di cariche anche in organi di amministrazione di altri emittenti quotati (i cosiddetti interlockers).

Quanto ai comitati endoconsiliari, come da tradizione, quello di remunerazione e quello di controllo e rischi restano i più diffusi.

Ma cresce il numero di emittenti che istituisce, rispettivamente, il comitato nomine e soprattutto, per quanto qui interessa, il comitato sostenibilità.

Si tratta di comitati prevalentemente composti da amministratori indipendenti e da donne in oltre la metà dei casi; inoltre, il background professionale dei membri risulta più diversificato rispetto a quello dell’intero consiglio, per effetto di una presenza meno marcata del profilo manageriale.

Il dato rilevante, e presumibilmente ancora in crescita, è che, a fine 2020, gli amministratori con competenze in materia di sostenibilità ricoprivano già, in media, il 14,6% degli incarichi. Inoltre, la quota di società che presenta almeno un amministratore con competenze di sostenibilità o digitali è rispettivamente uguale a circa il 72% e a poco più del 74%. Il dato, poi, varia a seconda delle dimensioni (risultando inferiore tra le imprese appartenenti all’indice Star), del settore di attività (raggiungendo, per ciascuna competenza, valori più elevati in quello dei servizi) e dell’identità del socio di controllo, attestandosi a un valore maggiore nelle imprese controllate da un soggetto pubblico.

Su 139 società medio-grandi analizzate da Consob ben 78 hanno istituito comitati di sostenibilità; gli incarichi di amministratori con competenze in questa area rappresentano più del 24% del totale (26% tra le società del Mid Cap, circa il 30% per le donne e quasi il 18% per gli uomini).

Il tutto si inserisce in un contesto di assetti proprietari che, nel 2020, vede le famiglie – che controllano il 64% delle imprese quotate – quali principali azionisti di riferimento. Nella relazione in discorso, Consob ha operato un vero e proprio censimento delle competenze specifiche in tema di sostenibilità e digitalizzazione, a tal fine assumendo informazioni basate su quattro pilastri: (i) la formazione, (ii) le esperienze professionali (es. partecipazione ai board di società, la fondazione di start-up o il lancio di progetti significativi negli ambiti della sostenibilità e della digitalizzazione), (iii) l’insegnamento e la ricerca (saggi, papers, partecipazioni a convegni) e (iv) la partecipazione a tavoli di lavoro, commissioni ministeriali o comitati direttivi di centri di ricerca.

Dal Rapporto Consob sulla Corporate Governance si trae l’idea di una progressiva intensificazione, qualitativa e quantitativa, delle figure dedicate al tema della sostenibilità, non più – o non più solo – nelle dinamiche prettamente produttive, o in una dimensione di advisory, ma proprio e anche nella governance, cioè nel cuore pulsante dell’impresa.

Il che è del tutto logico, considerando la crescente rilevanza delle tematiche di sostenibilità nelle dinamiche finanziarie dei mercati quotati. Sul punto si rimanda al Report di Consob del Giugno 2021, “La finanza per lo sviluppo sostenibile Tendenze, questioni in corso e prospettive alla luce dell’evoluzione del quadro regolamentare dell’Unione europea. La finanza per lo sviluppo sostenibile”. E si ricorda che è del 2021 il lancio dell’Indice MIB-ESG dedicato alle blue-chip italiane, pensato per individuare i grandi emittenti italiani quotati che presentano le migliori pratiche ESG (Il MIB-ESG è il secondo indice nazionale ESG di Euronext, dopo il CAC40 ESG lanciato nel marzo 2021).

In questo contesto, estremamente dinamico, il report Consob sulla Corporate Governance offre moltissimi spunti di riflessione.

Sarà interessante vedere, nel tempo, che forma assumerà l’operatività attribuita ai lavori dei comitati sostenibilità, quali saranno i perimetri delle relative deleghe, quale sarà il rapporto funzionale fra le prerogative dei delegati alla sostenibilità e le prerogative tipicamente riconducibili a deleghe più tradizionali, remunerazione e controllo e rischi. E sarà interessante osservare come questa crescente rilevanza, nella governance, delle funzioni di sostenibilità impatterà sull’anatomia dei board e sulle correlate dinamiche decisionali.

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